Nel settore delle traduzioni capita spesso di imbattersi in aziende e talvolta clienti che prima di assegnare il lavoro ad un traduttore, richiedono che questi dimostri le proprie competenze offrendo il suo servizio per una prova di abilità che non gli verrà retribuita. Ultimamente, al riguardo, molti colleghi si sono schierati contro tale richiesta e cercano di informare gli altri e coloro che sono alle prime armi per fare fronte comune e non accettare tale richiesta che spesso risulta essere non un’eccezione ma la regola se si vuole ottenere un impiego. Io rientro nel gruppo di coloro che non sono propensi a fare queste prove di traduzione, a cui peraltro ho accettato di sottopormi quando ancora facevo i primissimi passi nel settore. Molti sono i motivi per cui non accettare queste richieste e qui vorrei elencare quelli che reputo i più importanti e che forse anche altri colleghi hanno già menzionato.
1. le prove di traduzione richiedo tempo che non viene quasi mai retribuito: il traduttore per svolgerle, in base alla complessità, deve fare ricerche, approfondendo l’argomento in questione e spesso non viene messo neppure nella condizione di lavorare al meglio, ricevendo parti e non interi documenti e anche se la scadenza non è impellente, il tempo impiegato per fare la prova viene sottratto ad un altro lavoro o a quello libero.
2. può capitare che non si venga scelti per il lavoro, ma che la traduzione venga utilizzata comunque senza mettere al corrente il traduttore e quindi sfruttando il suo lavoro: alcuni colleghi riportano di aver lavorato al progetto che poi non è stato assegnato loro, ma è stato unito al lavoro di altri per creare un’opera ultima fatta dallo “sforzo gratuito” di più persone a loro insaputa.
3. sminuire il lavoro del traduttore. Forse il punto più importante dei tre. Parlando chiaramente, il lavoro del traduttore non è qualcosa che si può improvvisare, ma che richiede una preparazione lunga basata su studio ed impiego di energie non indifferenti per raggiungere un quantitativo di conoscenze tali per poter effettivamente lavorare con quella lingua. Purtroppo però è anche uno di quei lavori che viene costantemente sminuito da molti e ne sono un esempio le prove gratuite. C’è da chiedersi cosa renda il lavoro del traduttore soggetto a suddette prove mentre quello di un parrucchiere o di un medico no. Facciamo un esempio proprio in merito a tali lavori. Quando una persona va la prima volta in un salone di bellezza e si affida all’esperto del settore per farsi tagliare i capelli, tingerli o altro, non chiede un taglio di prova per verificare le abilità del parrucchiere e lo stesso può dirsi di quando si va dal medico specialista per una visita: quest’ultimo non offrirà gratuitamente il suo lavoro, anzi, chiederà per la sua prestazione un prezzo adeguato allo studio e sforzo fatto per poter arrivare a tale livello e poter lavorare con le competenze acquisite. Perché dunque se non viene da chiedere a questi specialisti di fare vedere le loro abilità prima di decidere se affidarsi a loro, sembra quasi prassi richiedere al traduttore una prova delle sue capacità?
Al pari dei lavori sopracitati e di molti altri, quello del traduttore è un lavoro che non ha niente da invidiare loro. Vero è che spesso si opera su documenti riservati e di grande importanza, ma che non sono nulla rispetto alla vita umana messa nella mani di un chirurgo con la fiducia che questi abbia piena competenza in materia. Il punto sta nel fatto che anche quando si lavora con un traduttore ci sarebbe da fidarsi di lui, dello studio che lo ha portato a lavorare nel settore e del suo curriculum vitae che si può richiedere come prova delle sue qualifiche. Negli scambi di lavoro è importante instaurare un rapporto di fiducia tra le due parti e questo rapporto non deve basarsi su una prova.
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