Capita spesso che le persone mi facciano molte domande sul Giapponese quando vengono a sapere che lo parlo e lo vivo quotidianamente in casa anche in Italia. Di solito mi chiedono:
1. Giapponese e Cinese si assomigliano?
2. Il Giapponese si scrive solo con ideogrammi?
3. È difficile imparare il Giapponese?
4. Come fai a scriverlo?
5. Sai leggerlo? …
Questi sono alcuni degli esempi, che meritano di anticipare l’argomento di oggi: cosa sono Hiragana, Katakana e Kanji?
Vorrei partire rispondendo a queste domande, per chiarire alcuni punti fondamentali sulla lingua.
1. Giapponese e Cinese si assomigliano? Assolutamente no, ma per certi versi sì.
Il Giapponese e il Cinese sono lingue nate in contesti diversi e con una struttura grammaticale totalmente opposta. Per essere più chiari è come parlare di Italiano e Tedesco! Quindi no, non si assomigliano e non hanno molto in comune, se non alcune parti della scrittura, ovvero i caratteri (tra poco li vedremo, si chiamano kanji).
2. Il Giapponese si scrive solo con ideogrammi? No.
Il Giapponese ha una scrittura molto complessa, basata sull’unione dei kanji e di due alfabeti che possono essere usati insieme oppure singolarmente in base all’esigenza e sono hiragana e katakana. Quindi il Giapponese scritto è composto da una parte di kanji + hiragana (+ katakana).
3. È difficile imparare il Giapponese? Mistero…
A questa domanda è impossibile dare una risposta univoca e soprattutto che abbracci tutti gli aspetti della lingua. Da un punto di vista tecnico si può dire che la difficoltà maggiore sia nell’apprendere due alfabeti diversi da quello Latino e ovviamente nel memorizzare i kanji. Penso che la struttura grammaticale sia abbastanza semplice, soprattutto venendo da una lingua complessa come l’Italiano. Quello che caratterizza la difficoltà o meno di una lingua è, a mio avviso, l’interesse della persona per quest’ultima. Alle spalle della scelta di studiare una lingua con un sistema di scrittura e grammatica così diverso, deve esserci un profondo interesse, oserei dire un grande amore/ passione, senza il quale è molto difficile poter proseguire nell’apprendimento, proprio perché lo sforzo per acquisire padronanza della materia è molto più complesso di quello che porta ad imparare lingue come Spagnolo e Inglese per persone che vengono dall’Italiano.
4. Come fai a scriverlo? Secondo mistero
Studiando la lingua non si può prescindere dall’imparare a scriverla per memorizzare e apprezzare maggiormente le sue origini. Poi, diciamocelo, i kanji sono bellissimi da vedere.
5. Sai leggerlo? Terzo mistero.
Vale il discorso del punto 4 a cui aggiungo che se lo sai leggere, puoi leggere i tuoi manga preferiti direttamente in originale e non perdere nulla delle sfumature linguistiche. Questa è una delle cose più soddisfacenti dello studio: più studi, più facilmente riesci a leggere!
Se hai letto fino a qui, vuol dire che non ti sei scoraggiato e che puoi provare ad iniziare il tuo studio della lingua Giapponese. Quindi, hajimemasho!
Come ti dicevo prima, il Giapponese è una lingua agglutinante basata sull’unione di kanji e alfabeto. Per agglutinante si intende una lingua in cui al tema del vocabolo vengono congiunte, per determinarlo, una o più postposizioni aventi ciascuna una sola funzione (dal sito dell’Enciclopedia treccani, voce agglutinante).
Perché il Giapponese ha un sistema di scrittura così complesso?
In origine il Giapponese era una lingua solo parlata che, a seguito dell’inizio degli scambi con la Cina e il continente, ha sentito la necessità di appropriarsi di un sistema di scrittura che agevolasse gli scambi commerciale e un po’ come il Latino era la lingua di scambio nell’antica Europa, così il Cinese lo era per l’Asia. Quindi il Giappone decise di adottare gli antichi caratteri cinesi come sistema di scrittura e durante i secoli furono introdotti tantissimi kanji nell’arcipelago. Tuttavia in Giappone c’era già una lingua parlata, completamente diversa dal Cinese e questa realtà si andò a scontrare con l’arrivo dei kanji che presentavo già una loro lettura in Cinese. Per ovviare al problema, gli antichi giapponesi decisero di unire ad ogni kanji la lettura nipponica e quella cinese e fu così che ogni carattere acquisì più di una lettura. Essendo poi arrivati nell’arcipelago in secoli diversi, ogni kanji presentava diverse letture cinese, cambiate nel tempo ma che furono mantenute in Giappone accanto all’unica lettura nipponica del termine. Al giorno d’oggi il numero di kanji riconosciuti dal governo giapponese come obbligatori è limitato 2136 ognuno con più di una lettura, identificabili di solito come una sola lettura nipponica e più di una cinese.
Nel frattempo il Giappone costruì partendo proprio dai kanji un proprio alfabeto detto katakana, che era definito alfabeto maschile, perché dai tratti più rigidi, mentre le donne dettero origine alla scrittura a “filo d’erba” più morbida e sinuosa che oggi è l’alfabeto hiragana.
Presentando tantissimi omofoni e una scrittura priva di spazi tra le parole, venne da sé che tra un kanji e l’altro fosse necessario introdurre parole che permettessero il riconoscimento di fine-inizio delle parole e fu così che fu scelto l’alfabeto hiragana per corrispondere a questo scopo.
Invece l’alfabeto katakana diventò il simbolo delle parole di origine straniera e a tutt’oggi ha ancora questa funzione.
Prossimamente vedremo i sistemi di scrittura in dettaglio.
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